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COVID19 e inquinamneto aria

COVID-19 E inquinamento atmosferico – Virus SARS-COV 2 e sinergie con gli inquinanti atmosferici nell’induzione del danno alle barriere epiteliale ed endoteliale e sulla composizione del muco

durante la revente pandemia è risultato chiaro che il SARS-CoV 2 e gli inquinanti atmosferici causano perdita dell’integrità fisica e funzionale della barriera costituita dalle cellule epiteliali delle vie respiratorie e dalle cellule endoteliali della parete vascolare. È probabile che il danno polmonare e sistemico sia la conseguenza della combinazione della ridotta espressione di proteine delle giunzioni occludenti e dell’aumentato rilascio di citochine proinfiammatorie. SARS-CoV 2 e il particolato atmosferico alterano anche la composizione dello strato di muco che riveste l’epitelio della mucosa respiratoria e riducono l’efficienza della clearance mucociliare che svolge un ruolo fisiologico essenziale nell’eliminazione di agenti patogeni, tossine e particolati penetrati nelle vie respiratorie. Sono stati anche identificati alcuni meccanismi e proteine bersaglio utilizzati sia dal virus che dagli inquinanti per disintegrare le strutture innate di difesa in possesso delle vie aere e per aumentare la permeabilità alveolare in modo da poter penetrare nella circolazione sistemica. SARS-Cov 2 e PM sfruttano entrambi alcune delle vie di segnalazione intracellulare implicate nella sintesi e liberazione di citochine proinfiammatorie che svolgono un ruolo essenziale nell’induzione del danno polmonare e sistemico secondario all’esposizione a SARS-Cov 2 e al PM. Questa sinergia potrebbe spiegare, almeno in parte, la maggiore incidenza dell’infezione da SARS-CoV 2 nelle regioni più inquinate d’Italia e del resto del mondo.

dimwnsioni particolato rispetto a capello umano

Inquinamento atmosferico – Classificazione e patogenicità dei particolati e degli inquinanti atmosferici

Secondo l’organizzazione mondiale della sanità (OMS o WHO), quasi 9 su 10 delle persone residenti in aree urbane sono esposte all’inquinamento dell’aria atmosferica, L’esposizione all’inquinamento atmosferico è al 9º posto fra i principali fattori di rischio per mortalità, e l’inquinamento atmosferico outdoor causa 3.200.000 morti ogni anno. Gli inquinanti particolati o corpuscolati presenti nell’aria atmosferica sono costituiti da una miscela di particelle liquide e solide che possono rimanere sospese anche per lunghi periodi ed essere trasportate anche a distanza dal luogo di emissione, dove si depositano contaminando l’ambiente. Le dimensioni delle polveri atmosferiche condizionano la capacità di penetrazione nelle vie respiratorie più profonde nonché il tipo e l’intensità degli effetti nocivi . In generale le particelle più grosse dimostrano una maggiore capacità di deposito frazionale nelle vie aeree superiori ed extra toraciche, mentre le particelle più piccole, per esempio il PM 2.5, si depositano maggiormente nelle vie aeree inferiori. Il particolato ultrafine è dotato potenzialmente di una maggiore tossicità biologica potendo passa direttamente nel sistema circolatorio e disseminandosi a livello sistemico. Il danno per i tessuti umani causato dagli inquinanti gassosi dipende dalla loro solubilità in acqua nonché dalle rispettive concentrazioni, dalla capacità di ossidare i tessuti e dalla predisposizione del singolo soggetto. Fra i gas più pericolosi per la salute umana si annoverano l’ozono, gli ossidi nitrici e di zolfo, l’anidride carbonica e il monossido di carbonio. Molti degli inquinanti sono classificati come sicuramente cancerogeni per l’uomo. Oltre alla riconosciuta cancerogenicità, gli inquinanti possono modificare l’epigenoma causando danni trasmissibili alle generazioni successive senza modificare la sequenza del DNA. Inducono inoltre stress ossidativo e alterazioni della risposta immunitaria con ripercussioni anche su organi e tessuti distanti dalle vie respiratorie.

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Possibili interazioni fra virus SARS-CoV 2 , PFAS  e altri interferenti endocrini nel determinare l’ eccesso di mortalità da COVID 19 nelle aree a maggiore inquinamento ambientale

L’impatto dell’inquinamento ambientale sulla COVID-19 è stato oggetto finora dell’attenzione di pochi ricercatori. Relativamente più numerosi sono gli studi ecologici sulla correlazione fra inquinamento atmosferico e COVID-19 rispetto a quelli che hanno valutato l’impatto dell’inquinamento dell’acqua potabile e della catena alimentare sulla predisposizione all’infezione da SARS-Cov 2 e sul suo decorso clinico. I pochi studi epidemiologici condotti dimostrano che potrebbe esserci un effetto sinergico fra le numerose molecole disperse nell’acqua potabile e il SARS-CoV 2. Per quanto riguarda le PFAS, uno studio danese ha osservato un’associazione fra livelli ematici di tali molecole artificiali e la gravità del decorso clinico. La contaminazione ubiquitaria degli essere umani da parte di centinaia di molecole appartenenti alla categoria degli interferenti endocrini – soprattutto PFAS, pesticidi, erbicidi, bifenili policloruri (PCB), idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ed eteri difenilpolibromurati – deve attirare maggiormente l’attenzione dei cittadini, dei legislatori e dei ricercatori, dal momento che questi composti tossici, anche a dosi basse e bassissime, sono presenti in prodotti di uso quotidiano: farmaci, cosmetici, prodotti per l’igiene personale e della casa, contenitori per alimenti, disinfettanti ecc.. Gli esseri viventi sono cronicamente esposti a una miscela di interferenti endocrini che tendono ad accumularsi nei tessuti umani e animali, nelle piante e nel suolo dove vengono dispersi contenuti nei fanghi di depurazione, per raggiungere, alla fine, le falde acquifere profonde. Molte di queste molecole attraversano la placenta e sono trasmesse al feto durante il periodo della sua formazione e crescita, una fase critica durante la quale può subire danni che si manifesteranno in età più tarda. L’eccesso di mortalità da COVID-19 nelle nazioni più industrializzate, e presumibilmente con tassi più elevati di inquinamento dell’aria, dell’acqua potabile e della catena alimentare, non è spiegabile solo con una maggiore prevalenza dei fattori di rischio “classici” come diabete, età più avanzata, obesità, ipertensione, cardiopatie ecc.. Esiste una spiegazione alternativa biologicamente plausibile? In questo articolo ho cercato di riassumere i risultati delle ricerche che permettono di ipotizzare un ruolo per molte molecole e composti chimici che, oltre alla capacità di distruzione endocrina e metabolica che aumenta il rischio per i fattori convenzionali, sono in grado di interferire con le risposte infiammatoria e immunitaria, potendo così favorire un decorso più aggressivo dell’infezione da SARS-CoV 2. I distruttori endocrini potrebbero essere una spiegazione alternativa biologicamente plausibile, l’anello di congiunzione fra inquinamento ambientale, malattie croniche degenerative associate con una prognosi sfavorevole nei pazienti COVID-19 e maggiore letalità di quest’ultima nel Nord Italia rispetto alle altre regioni meno industrializzate e, forse, meno inquinate.

Covid-19 e trasmissione con le acque reflue e la via oro-fecale

1          Introduzione 2          Contaminazione da SARS-CoV-2  delle acque e delle acque reflue 2.1       SARS-COV 2 nelle acque nere, nelle acque superficiali  e nelle acque reflue 2.2       Contaminazione delle acque da mascherine abbandonate nell’ambiente dopo il loro utilizzo 3          Metodiche per rilevare SARS-CoV-2 nell’ acqua e nelle acque reflue 4          Sopravvivenza dei coronavirus nell’acqua e nelle …

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